TRILOGIA DELLA SOLITUDINE

14 Agosto 1995

La manifestazione, svoltasi ad Agosto (1995), ideata e coordinata da: Maria Laura Castellano, Antonio Cuono, Carmine Tavarone, Michele Voria, che ha raggiunto una notevole eco nazionale grazie a importanti organi di stampa, nonché alla RAI, è stata premiata, oltre che dalla importantissima e vitale presenza, tra l’altro numerosissima, di pubblico, anche con il Premio “Cilento, Terra di Miti”; così insieme alla tradizionale sacro-popolare rappresentazione dei voli, la metaforica celebrazione all’Angelo invocante, per una sensibilità vera e generazionale in cui si annienti il nostro passivo atteggiamento ai drammi del mondo, quali quello della ex Jugoslavia.

L’itinerario ricchissimo, attraversava le mostre personali degli artisti, Elio Parrella (presente con numerosi lavori tra cui L’angelo sgomento e Levitazioni angeliche nati appositamente per questo evento), Antonio Cuono e Anella Tarantino con i lavori architettonici tra cui L’Angelo della storia e della sfera rossa, e poi ancora Riccardo Dalisi, Massimo Vicinanza, Pasquale Rizzo e Giuseppe Monzo. Il viaggio culmina nella serata conclusiva Nel volo dell’Angelo con relazioni, dibattiti e pièce: Per amore di ferente luce di Vega de Martini; L’Angelo degli annunci di Carmine Tavarone; Angeli in Architettura, la poesia del tradimento di Antonio Cuono; Un soffio nel Dio. Un vento di Ganz Andere; La Sacra rappresentazione del volo di Maria Laura Castellano; Il passaggio di Hermes di Nicola Rizzo e Gli angeli: sono attuali? di Quinto Pascuzzo, tutti suggestivamente rappresentati con una costante presenza di musiche scelte, composte e/o interpretate da Gerardo De Pasquale… così il violino si è posato sull’importantissimo e accorato “appello” di Michele Capasso, Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo: Infanzia a rischio nell’area mediterranea, l’urbicidio e il memoricidio nella ex Jugoslavia, che ha chiuso solo “questo” primo ma non ultimo “volo”.

Musiche per “Angeli a Rutino”, 1995

TRILOGIA DELLA SOLITUDINE


Overture: lettura a luci spente del brano di F. Lenromant – silenzio

  • Il passaggio di Hermes – con N. Rizzo; per vl solo, nastro magnetico e voce recitante; a seguire C. Debussy, Prélude à l’après midi d’un faune

Annuncio dal campanile

  • L’angelo degli annunci – con C. Tavarone; per vl solo e voce recitante; a seguire I. Stravinsky, finale Le Sacre du Printemps

Annuncio dal campanile

  • Angeli in architettura – con A. Cuono; spazio-suono per vl solo e nastro magnetico

Buio (silenzio)

  • Un soffio nel Dio. Un vento (pièce teatrale) – con Ganz Andere; per voci recitanti, vl solo e nastro magnetico

Buio (silenzio)

  • volo sagoma de L’angelo della storia di A. Cuono; sottofondo R. Strauss, Vier letzte Lieder: Beim Schlafengehen

Annuncio dal campanile

  • La sacra rappresentazione del volo – con M. L. Castellano; G. Fauré, brani dal Requiem Op. 48

Annuncio dal campanile

  • Gli angeli sono attuali? – con Q. Pascuzzo; R. Strauss, Metamorphosen

Buio (silenzio) – luce da controribalta

  • Appello, letture: il messaggio inviato da Predrag Matvejevic’, le poesie dei premi nobel Czeslaw Milosz e Joseph Brodskij – con Michele Capasso, Presidente della Fondazione Laboratorio Mediterraneo; vl solo

Vi mando questo messaggio tragico; leggetelo a viva voce durante la manifestazione del 14 agosto.

Sono tornato nel Paese in cui sono nato, dove una guerra tragica continua ed infierisce. Cercherò di raggiungere le Regioni dell’est per testimoniare sui profughi che lì soffrono e muoiono: Srebrenica, Žepa, Goražde, nuove tappe della via crucis di questo popolo.

Quest’anno sono stato a Sarajevo per il suo triste “giubileo”: 1001 notti d’assedio, il più lungo della storia moderna. La capitale bosniaca ha battuto, dinanzi ai nostri occhi, il record di Leningrado: 900 giorni di fame, di freddo, di morte. Qui a Srebrenica è ancora peggio che a Sarajevo!

Le Immagini che guardate non sono fedeli o sono insufficienti: hanno solo due dimensioni, l’evento è appiattito o mutilato. La tragedia è sempre più profonda di quello che si può vedere da lontano. Il colore del sangue che scorre cambia in ogni momento. Qui le ferite hanno un odore. Qui il grido umano ha un suono, diverso. Lo schermo, anche se non inganna, non riesce a farlo sentire.

Sono venuto qui per dirvelo.

Vi hanno mentito: tutta questa gente bosniaca, in maggior parte musulmana, non rappresenta un pericolo islamico per l’Europa. Il loro poeta disse, venti anni fa, che essi sono stati “troppo pochi per diventare un lago e troppi per essere inghiottiti dalla sabbia”. Non lasciamoli inghiottire qui dal sangue. Sono brava e povera gente, che soffre e muore dinanzi ai nostri occhi.

Osservo, di nuovo, durante questo strano viaggio, i fiumi del mio Paese. Erano puri e trasparenti come in nessun altro luogo del nostro continente, ne eravamo orgogliosi. Ora diventano torbidi e rossi, vanno tutti in questo stesso mare, che ci divide invece di unirci. Cercate le lettere di dolore, nascoste nelle bottiglie che raggiungeranno le vostre vicine sponde dell’Adriatico.

Aiutate la gente della Bosnia che soffre e muore.
Abbiamo fiducia in voi e nel vostro Paese tanto vicino al nostro.

Un forte abbraccio.
Estate 1995

Predrag Matvejevic
Presidente del Comitato Scientifico Internazionale
Fondazione Laboratorio Mediterraneo

Angeli a Rutino – Parco & Dintorni, n. 5 / 6, Novembre 1995

Rutino, paese di straordinario fascino, appartenente agli angeli della popola e passione al sacrale, è stato l’ideale palcoscenico anche per l’Angelo dell’Arte Totale. Musica, Pittura, Architettura e Lette­ratura si sono unite in un unico “Volo” fatto di suono, colore, spazio, verbo, interpretando così la odierna utopica Pace.

Ad ognuno di noi artisti è stata data l’assolu­ta e libera possibilità di identificarsi nell’An­gelo. Questa magica “prefigurazione” ha avuto un’identità certamente sperimentale, quindi con nessuna pretesa di essere total­mente intellegibile, senza avere cioè una traccia sola, univoca; un giorno Luigi Nono, musicista scomparso pochi anni or sono, les­se sul muro di un chiostro a Toledo un’iscri­zione che diverrà il pensiero della sua ultima musica; “Caminante, no hay caminos, hay que caminar”. Sonando. (“Tu che cammini, non vi sono cammini: oc­corre camminare”. Sognando.)
Con questa idea nel cuore si è convenuti ad una serata di (sic) tutti. Muri non ne abbiamo costruiti; se qualcuno li ha visti erano fantasmi della mente!

La mia audace esperienza mi spinge ad una doverosa “esegesi” o quanto mai chiarificante esposizione di quanto ho umilmente cercato di proferire; tutto si è sviluppato su di una piccola idea ispiratrice che battezzai “Trilogia della soli­tudine”: Io, il Violino, l’Angelo, unici possibili elementi del­l’idillio. Ed è ascoltando il concerto “In memoria di un An­gelo” di Alban Berg che scrivo questi versi:

Io trascendente visione
vivo di te
materia dei ricordi
legati all’infimo
esistere delle paure
così volteggio
su di esse
musiche che ci uniscono

Ed è appunto l’Angelo che esiste di noi, per la nostra perpetua invocazione al perfettibile ma mai perfetto spazio – tem­porale dei ricordi.
L’accasciarsi dell’Angelo che certamente sgomento del no­stro crescente esistere acreativo, ha frantumato anche la sua più candida, che pur smessa, forma di Custode e questo lo si vede nella sensazionalistica immagine (perché è questo e solo questo che interessa al quinto potere) del bambino Aladin.

Allora se “l’Arte è il grido d’allarme di coloro che vivono in sé il destino dell’umanità” come ha scritto Stefan A. George, il carme si esprime nell’etereo comune all’Angelo e al Suo­no, entrambi incorporei, entrambi “presenti” quando noi lo vogliamo; i componimenti su nastri magnetici di musiche della storia (Berg, Gòrecki, Massenet) erano lì a dire la bel­lezza del suono quale presenza trascendente quanto l’Ange­lo, senza perciò una essenziale preoccupazione della struttura compositiva, sensazione stilnovistica, donna angelicata ideale e irraggiungibile, umana e presente.

Il Musicista, il Violino e l’Angelo volteggianti insieme a voi, credendoci ancora; senza Tempo.

Gerardo De Pasquale

Nel volo dell’Angelo nel volo dell’Arte Cilento, ieri oggi domani, n. 6, gennaio 1996

Ancora il dispiegarsi delle ali degli angeli, così come nella memoria o nell’animo presente quelle importanti, uniche ed irripetibili di Wenders, quelle spettrali-diviniche nel verbo di Rilke, quelle infinite delle arti della storia tutta o anche (e perché no?) quelle dell’effimero prodotto da réclame televisiva, come quelle viste sulle sporte di un grande magazzino della ricca Milano. E così, come chissà quante e su quanti diversi cieli, il filo potrebbe essere un immaginario od oggettivo ininterrotto che abbia stessa radice o per meglio dire, stesso cielo, con l’angelo dell’arte, quello della serata conclusiva di un’articolata manifestazione il cui tema, quello dell’angelo appunto, ha dato l’ideale pretesto per una sorprendente strada possibile all’Arte Totale. In questa quasi trascendentale emozione artistica ove il linguaggio universale, per ora utopico, tentato in un cielo cilentano (ma che più in alto diviene appunto un cielo di ovunque) si annienta innanzitutto quello che è un quasi irrinunciabile ed atavico atteggiamento di un inesistente riscatto che porrebbe le nostre creative fatiche in una sorta di competizione geografica che con la cultura vera e con l’arte in speciale modo non sposa.

Rainer Maria Rilke in Uber kunst (Sull’Arte) del 1898, nelle sue riflessioni sull’arte scrive “(…) in una rappresentazione grafica nella quale le singole concezioni della vita continuassero come linee verso un futuro uniforme, l’arte sarebbe la linea più lunga, forse l’arco di una circonferenza che risulta essere una retta, perché il raggio è infinito (…)”.

Wassily Kandisky, ne Ober das geistige in der Kunst, insbesondere in der malerei (Lo spirituale nell’arte) del 1912 che nella Postfazione Elena Pontiggia definisce libro di “profezie laiche”, scrive che la forza che spinge in avanti verso l’alto lo spirito umano sulla via aperta è lo spirito astratto. Naturalmente esso deve risuonare ed essere sentito. Il grido deve essere possibile. È questa la “condizione interna”.

Queste grandi peregrinazioni sull’arte sono state punto di riferimento, impulso interiore personalmente vissuto nel lavorio creativo per Nel volo dell’Angelo a Rutino; questa esperienza è stata riproposta (in forma non ricalcata ma in modo incrementato almeno dal punto di vista osmotico) in un ben riuscito tentativo didattico insieme all’amico pittore Antonio Romano nella sua IV classe, Sezione Accademia del Liceo Artistico “B. Cassinari” di Piacenza, grazie alla sensibile disponibilità del preside. Allora, così i versi de La poesia del tradimento dell’amico architetto e poeta Antonio Cuono, che hanno ispirato le musiche intitolate spazio-suono da me composte, sono riecheggiati in quei luoghi comprovando tutta la loro forza verbale in osmosi con i suoni, i colori, gli spazi generando così un discorso lunghissimo, quello di sensibilizzazione alla creatività che possiamo esegeticamente sintetizzare in una frase di Paul Klee “L’arte degna di questo nome non rende il visibile ma dissuggella gli occhi sull’invisibile”.

L’Angelo di Rutino, quello sacro-popolare l’ho visto volare sui cieli di Madrid. Dimostrazione di una magnifica espansione dei due discorsi. E in questa espansione l’Angelo dell’arte è già disintegrato, nuove tematiche, nuovi pretesti si scorgono all’orizzonte; così l’Angelo di Rutino riprende la sua storia, quella di sempre, puro ed inalterato.

Gerardo De Pasquale


 

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